… adesso puoi averli insieme grazie alla riforma dell’ISEE
Con la riforma dell’ISEE molte misure per la famiglia non si “mangiano” più a vicenda: Assegno Unico e Bonus Mamme sono ora compatibili, una novità che semplifica la vita delle famiglie italiane.
Assegno Unico e Bonus Mamme possono ora essere percepiti insieme senza che l’uno riduca o annulli l’altro. La riforma dell’ISEE ha corretto il modo in cui certi sostegni vengono considerati nel calcolo dell’indicatore. Questo cambia davvero le cose per molte famiglie e per le lavoratrici madri.
Assegno Unico e Bonus Mamme: che cosa cambia
Grazie alla nuova impostazione dell’ISEE, il Bonus Mamme non peggiora più il profilo ISEE della famiglia e quindi non riduce l’importo dell’Assegno Unico. La modifica della regola di calcolo è stata evidenziata dagli osservatori giuridici e recepita nelle note operative che accompagnano l’aggiornamento normativo. La conseguenza pratica è che due strumenti di supporto alle famiglie diventano cumulabili, senza dover rinunciare a uno per ottenere l’altro, con un impatto diretto sui bilanci familiari.
Cosa cambia per l’Assegno Unico
L’Assegno Unico resta la misura cardine: spetta per ogni figlio a carico, con maggiorazioni per disabilità, nuclei numerosi, genitore solo o madre giovane. La novità normativa più rilevante è che, per alcune prestazioni, l’assegno non viene più considerato nel calcolo dell’ISEE, evitando così che il suo importo faccia “salire” il valore dell’indicatore e chiuda la porta ad altri sostegni.
L’INPS ha formalizzato l’aggiornamento delle regole e delle soglie nella Circolare n. 33 del 4 febbraio 2025, confermando la continuità delle domande già presentate e aggiornando tabelle e parametri. Questo significa che, se hai già l’Assegno Unico attivo, la sua erogazione prosegue ma ora è più facile mantenere o ottenere altre agevolazioni.
Il Bonus Mamme: importi, requisiti e modalità di erogazione aggiornati
Il Bonus Mamme per il 2025 ha assunto una forma più strutturata: si parla di un contributo che vale fino a 480 euro per l’anno (di fatto 40 euro al mese), pensato per le lavoratrici madri con almeno due figli e con limite di reddito intorno ai 40.000 euro annui.
L’erogazione è prevista in modalità differenziate a seconda della tipologia contrattuale: per le dipendenti, in molti casi l’importo sarà accreditato in busta paga o in un’unica tranche a dicembre, mentre per autonome e altre categorie la procedura segue le regole INPS. È importante sapere che, nello schema di riforma, il bonus è esente da imposizione fiscale e non è rilevante ai fini ISEE: questa esclusione è uno dei punti che rende possibile la cumulabilità con l’Assegno Unico. Rimangono però limiti e tempi: la platea e i criteri definitivi sono disciplinati dal provvedimento e dagli atti amministrativi.
Quali paletti restano e cosa controllare prima di fare domanda
La compatibilità non elimina i requisiti di base: per l’Assegno Unico servono residenza e legami familiari previsti per legge; per il Bonus Mamme occorre rispettare i limiti di reddito e i requisiti di lavoro richiesti. Inoltre la compatibilità è già operativa per molte misure, ma per alcune agevolazioni è ancora necessario attendere il decreto attuativo o le circolari esplicative dell’INPS che definiscono tempistiche e flussi operativi. Se hai dubbi sulla tua posizione reddituale o sulla composizione del nucleo familiare, conviene aggiornare la DSU/ISEE e chiedere supporto a un CAF o a un patronato: la corretta documentazione evita ritardi ed eventuali recuperi successivi.
Impatto concreto sulle famiglie: numeri e scenari possibili
La somma tra le due misure può rappresentare una boccata d’ossigeno reale: l’Assegno Unico garantisce un sostegno periodico per i figli, mentre il Bonus Mamme porta un contributo annuo mirato alle lavoratrici. Per le famiglie con due figli e reddito entro i limiti, questo significa ricevere insieme una quota fissa mensile (o parametrata all’ISEE) più una integrazione che, pur non elevatissima singolarmente, sommata sull’anno può facilitare spese per asili, libri, cure o semplicemente ridurre la pressione sul bilancio domestico. Oltre al beneficio economico, la novità ha valore sociale: elimina l’effetto “penalizzante” che fino a ieri scoraggiava molte lavoratrici dal richiedere supporti complementari.
fonte Thewan.net
