Giardino e Palazzo Giusti

È stata la manifestazione Giardini Aperti a Veronetta (26.05.2024) a darmi finalmente lo spunto per un giretto in città a visitare un bellissimo giardino: Il Giardino Giusti.

Giardini Aperti a Veronetta nasce anche per far conoscere gli spazi verdi della città durante l’ultimo fine settimana di maggio. È una manifestazione realizzata in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e le Associazioni presenti sul territorio. L’evento si avvale del prezioso contributo dei proprietari che consentono di far visitare i loro giardini e dei volontari che li custodiscono nei giorni della manifestazione.


Approfittando della manifestazione abbiamo girato un pochino per Veronetta a visitare altri piccoli e grandi giardini che diversamente non avrei mai visto. Io ovviamente ve ne parlo non solo dal punto di vista delle mie emozioni, sensazioni, ma anche dal punto di visto di uno che si sposta e visita questi luoghi utilizzando una carrozzina.

Partiamo da una puntualizzazione che credo possa tornar utile: curiosando sul web una delle APP più usate “Maps” presenta il Giardino Giusti col simbolo della carrozzina, come dire è un luogo accessibile. Suggerimento, diffidate di Maps, approfondite sempre, le sorprese non mancano.
In questo caso, l’accesso è sicuramente idoneo anche a persone in carrozzina, ma il giardino lo è solo in parte e con qualche necessaria puntualizzazione che gli “addetti ai lavori” capiranno al volo.
È assolutamente normale che i vialetti di un giardino siano in ghiaia, nulla di strano o da eccepire, però la persona in carrozzina sa che se la ghiaia non è pressata, andare a spinta (quindi con la carrozzina manuale) è una bella impresa, sia se si deve spingere sia se si viene spinti. Le ruotine anteriori spesso si “fondano” ed anche le ruote posteriori, che sono normalmente sottili, da casa e da passeggio, possono affondare nella ghiaia. I succitati “addetti ai lavori” intuiscono che è suggeritissimo muoversi con un propulsore elettrico anteriore, io avevo il mio Triride, forse il più conosciuto ma ne esistono di diverse marche.

Appena entrati si entra in quella che chiamano “Corte d’Onore” cinta da mura con merli a rondine che in origine veniva anche usata per rappresentazioni, un paio di statue con fontanelle ne adornano il muro. Varcate queste mura, il “parterre” è costituito da aiuole geometriche. Mi avvicino sulla destra a quella che è una piccola attrazione per grandi e piccini, il Labirinto, con le siepi di bosso tagliate basse per cui è impossibile perdersi, ma è divertente giocarci. Purtroppo il cancelletto stretto in ingresso del labirinto fa capire che il percorso all’interno è per taglie “slim”, da tanto sono stretti i sentieri, ma anche se io non posso entrare è bello vedere come la gente si diverte.  Ammirando prati e siepi ben curate, saliamo sempre sulla destra sino ad arrivare alla prima parte di boschetto, dove grazie al Triride mi avventuro all’interno e seguendo il percorso mi ritrovo ad aver superato una prima rampa di scalini di una lunghissima scalinata posta al termine del viale centrale.
Sgombriamo subito il campo: su in alto non si può arrivare, solo scale, ma anch’io ho avuto le mie piccole grandi soddisfazioni. Lascio andare la moglie ad ammirare dall’alto il giardino ed io nel frattempo mi muovo in libertà, ma con attenzione perché sono molte le radici sporgenti (siamo in un giardino) e arrivo ai piedi di quello che viene chiamato “Bosco Sacro”. Poi proseguo per arrivare alle “serre” dove oltre alle statue pagane di Bacco, Cerere e Venere (oggi scomparsa) sono conservate varie piante di agrumi. Proprio da lì, guardando la parte alta del giardino, si può ammirare il “Padiglione” che sembra inarrivabile e dal quale, un passaggio “segreto” porta alla “Galleria Verde” subito sotto, davvero incantevole luogo.

E qui entrano in campo gli strumenti eccezionali e la buona volontà delle persone … mia moglie scende e mi comunica che a parte il gradone iniziale, tutto il resto del sentiero molto ciottolato e in buona pendenza che porta al “Padiglione” è superabile grazie al mio MTW (sono ruote posteriori motorizzate elettricamente che permettono una spinta davvero notevole, studiate per sterrati, montagna o spiagge), ma serve anche una mano “umana” perché il primo gradone sia in salita che in discesa è invalicabile da soli. Le persone che ti passano accanto, che intuiscono la difficoltà e che si offrono di aiutarti non mancano mai, grazie al cielo, e così, accettando il loro aiuto, supero il gradone, e arrivo sia al “Padiglione”, dove sono immancabili i gradini finali, (ma dai va bene così), sia alla “Galleria Verde” che è subito sotto, ed è un vialetto avvolto nel verde, stretto, dove è impossibile girarsi, dove entri in avanti ma esci in retromarcia. Una piccola soddisfazione, un paesaggio dall’alto, una foto ricordo, un sorriso e si riscende.
Sottolineo ancora che non è un percorso facile, tanto meno da fare da soli.

Scendiamo, attraverso il “Parterre alla Francese” che si trova sulla sinistra, accanto alle serre, con cinque statue dedicate alle divinità olimpiche. Ci fermiamo, prima di uscire, all’inizio del vialone centrale, (inizialmente particolarmente affollato), da dove ammiriamo la lunga scalinata, la torre con scala a chiocciola (che permette di salire al giardino superiore), il “Mascherone” che funge da belvedere, posizionato sul punto più in alto e predisposto per emettere lingue di fuoco e fumo per stupire i visitatori (questo spiegano sul sito). Beh, inevitabile una foto ricordo di coppia.

Torniamo nel cortile d’ingresso, faccio una verifica (non era una sorpresa) e constato che l’Appartamento 900, l’appartamento cosiddetto nobile, non è accessibile in carrozzina, lascio quindi salire la moglie che poi me lo illustra con foto e descrizione.
Lo stabile è nato come insediamento produttivo per la lavorazione della lana propria della famiglia Giusti. Nel 16° secolo fu costruito un palazzo di rappresentanza e la realizzazione del giardino che seguiva la moda del tempo.
Riepilogando, l’appartamento non è visitabile, il giardino SI, ma con qualche bel punto di domanda.

Approfittando della manifestazione Giardini Aperti, spiegata all’inizio, ci “arrampichiamo” su per via San Zeno in Monte, una bella pendenza, per arrivare dopo circa 15 minuti in alto, all’Opera Don Calabria. Si entra e si gusta da subito un panorama davvero spettacolare su tutta Verona, il piccolo giardino, aperto per l’occasione ai visitatori, è proprio lì subito dopo l’ingresso, di fianco la Chiesa col suo piccolo chiostro e poi tutta la terrazza panoramica che domina Verona ed in fondo, (raggiungibile anche con la carrozzina), un altro piccolo angolo di verde e una piccola grotta dedicata alla Madonna di Lourdes.

È la prima domenica dove il sole si fa sentire per fortuna, dopo tanta pioggia, per cui si fa pausa e si respira tranquillità. Riprendiamo la discesa, costeggiando le mura in direzione Porta Vescovo. Entriamo nel Parco Alto San Nazaro e percorriamo i suoi tornanti interni. Alla fine però una piccola “sorpresa”, una bella scalinata. Faccio scendere mia moglie ed io rifaccio il giro lungo passando proprio davanti a Porta Vescovo dove ci ritroviamo per fare una visita al Parco Giochi e Giardino di Santa Toscana e dedicato a Baden Pawel (fondatore dei boy-scout) frequentato da bimbi che hanno gli spazi per giocare e da anziani che trovano refrigerio dai primi raggi di sole. Una breve ma simpatica passeggiata ti porta proprio sopra alla antica Porta Vescovo, che alcune settimane prima avevamo ammirata dal lato opposto ma sfruttando il percorso dal Bastione delle Maddalene. 

Il mio racconto si ferma qui, ma la manifestazione Giardini Aperti a Veronetta mette a disposizione un lungo percorso e tanti piccoli angoli da poter curiosare, non tutti accessibili, come ho constatato, ma anche passeggiare per le vie di Veronetta, incrociando davvero tante persone con la mappa rosa della manifestazione in mano è una piacevole sensazione di amore per la nostra città.