Su 519 donne intervistate, con differenti disabilità, sono ben 339 quelle che hanno subìto una qualche forma di violenza, ovvero il 65,3%: è forse questo il dato numerico più eclatante che emerge da un’indagine su tale fenomeno presentata a Roma dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), alla presenza di Vincenzo Falabella e Silvia Cutrera, presidente e vicepresidente di tale organizzazione, oltreché della ricercatrice Lucia Martinez.
La FISH, infatti, ritiene centrale il tema della discriminazione e della violenza contro le bambine, le ragazze e le donne con disabilità e nel proprio ultimo Congresso del 2018 ha anche approvato, su questo, una specifica mozione, promuovendo nei mesi seguenti, tra altre azioni, la ricerca denominata VERA (acronimo per Violence Emergence, Recognition and Awareness, ovvero letteralmente “Emergenza, riconoscimento e consapevolezza della violenza”), in collaborazione con l’Associazione Differenza Donna, i cui dati, incrociati e analizzati da Martinez, sono stati appunto presentati il 20 novembre, a Roma. «Ricordiamo poi – si legge in una nota diffusa dalla FISH – che l’11 dicembre dello scorso anno, presso il Senato, abbiamo organizzato l’incontro pubblico Donne con disabilità, violenze e abusi: basta silenzi!, evento cui parteciparono anche diverse Senatrici e Deputate, alcune delle quali hanno poi presentato specifiche mozioni approvate alla Camera nell’ottobre scorso. Atti internazionali come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, la Convenzione di Istanbul [“Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011”, ratificata dall’Italia con la Legge 77/13, N.d.R.], l’Agenda ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile, richiamano un impegno degli Stati e delle organizzazioni su questi aspetti. La nostra Federazione, quindi, si assume responsabilmente il ruolo di stimolare e informare e, come in questa occasione, raccogliere e diffondere quei dati che promuovano la consapevolezza e l’adozione di politiche e strategie adeguate». Non è pertanto nemmeno un caso che la FISH abbia deciso anche quest’anno di aderire alla manifestazione nazionale promossa a Roma per il 23 novembre scorso da Non Una di Meno, contro la violenza maschile sulle donne, a due giorni dalla Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne del 25 novembre.
Rimandando dunque i Lettori alla consultazione dei dati completi, ne riportiamo qui alcuni tra i più significativi dell’indagine presentata dalla FISH, dai quali si delinea certamente un quadro allarmante e a tinte ancora più fosche di quello che riguarda la violenza sulla generalità delle donne, confermando anche in questo àmbito come le donne con disabilità subiscano una discriminazione multipla, sia come donne che come persone con disabilità, il cui esito non è una semplice somma, ma una condizione ancor più complessa.
Su 519 donne intervistate, come detto, ben 339 hanno subìto violenza in qualche forma, ma preoccupante è anche lo scarto di consapevolezza tra violenza percepita e violenza realmente subita: quel che risulta infatti evidente è che solo una parte delle intervistate (33%) riconosce effettivamente come violenza ciò che ha subìto o che continua a subire, ad indicare che molto spesso le donne stesse faticano a riconoscere e a definire come “violenza” un atto che le danneggia, se non è di natura strettamente fisica o sessuale. La forma di violenza più ricorrente è quella psicologica, subìta dal 54% delle donne, seguita dalla molestia sessuale, la quale include anche le violenze a sfondo sessuale che si verificano attraverso il web (37%); quindi la violenza fisica (24%) e quella economica (7%). Assai significativo, inoltre, è che la violenza venga perpetrata prevalentemente da persone note alla vittima (80%). Per il 51% dei casi si tratta di una persona affettivamente vicina, ossia il partner, attuale o passato, o un altro familiare, per il 21% di un conoscente, per l’8% di un operatore. E ancora, tra le donne che hanno dichiarato di avere subìto almeno una forma di violenza, l’82% hanno una limitazione cognitiva/intellettiva, l’85% una disabilità psichiatrica. Le donne con una disabilità plurima hanno subito violenza nel 74% dei casi, rispetto al 64% registrato tra quelle con un solo tipo di limitazione. Infine, solo il 37% delle donne che dichiarano di avere subìto una qualche forma di violenza afferma di avere reagito. Fra queste una quota più residuale ha deciso di confidarsi, in cerca di aiuto, con la propria rete di familiari e amici (6,5%) o si è rivolta al servizio competente, ossia ad un Centro Antiviolenza (5,6%). «E quest’ultimo dato – secondo la FISH – è assai significativo, perché rivela quanto la violenza sia confinata nel silenzio e nell’isolamento e quanto siano urgenti strategie e interventi di soccorso e sostegno alle persone. Con l’impegno di tutti!». (S.B.)
A questo link, nel sito della FISH, sono disponibili un abstract, nonché la ricerca completa, con l’analisi e tutti i dati. Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it. Per approfondire il tema della violenza nei confronti delle donne con disabilità, oltre ai testi qui elencati nella colonnina a destra, si può accedere alla Sezione La violenza nei confronti delle donne con disabilità nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa). Sul tema più generale Donne edisabilità, si può invece fare riferimento anche al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, oltreché alla Sezione Donne con disabilità, anch’essa nel sito del Centro Informare un-H.
Tratto dal sito www.fish