EKSO GT, un esoscheletro bionico per la l’assistenza nel cammino in Riabilitazione              6 ricerca esko 1

Presentato in Unità Spinale a Negrar un valido ed innovativo strumento riabilitativo

 

Lunedì 28 aprile il Servizio di Riabilitazione ha organizzato la presentazione presso il nostro Ospedale di un dispositivo altamente innovativo, il sistema EKSO GT, un esoscheletro sviluppato dalla ditta californiana Ekso Bionics che permette a chi lo indossa, indipendentemente dal grado di difficoltà motoria, di alzarsi in piedi e di deambulare. Il sistema è al servizio, con carrello deambulatore o con bastoni canadesi, di pazienti con emiplegia, paraplegia e tetraplegia. L’esoscheletro pesa poco più di 20 kg. ma la totalità del carico viene trasferita a terra (il dispositivo è in grado di stare in piedi da solo) e,  grazie ad una combinazione di motori e di sensori, fornisce assistenza al paziente  nel mantenimento dell’equilibrio e nel cammino. L’avanzamento degli arti inferiori viene innescato dal paziente attraverso piccole variazioni di carico da un arto all’altro, con il risultato di un cammino molto fluido e assai simile al cammino fisiologico fin dalla prima seduta e ulteriormente migliorabile con l’esercizio e l’allenamento. Tale sistema rappresenta l’applicazione in ambito civile e sanitario di un sistema nato dalla ricerca militare e che viene utilizzato per potenziare, in termini di forza e di resistenza, le prestazioni fisiche dei soldati impegnati in contesti ambientali estremi. Anche per questo, rispetto ad altre apparecchiature robotiche già proposte in passato per la riabilitazione del cammino, il sistema EKSO GT rappresenta un evidente salto di qualità. Sono in fase di studio dispositivi per un utilizzo domiciliare ma, allo stato attuale, il presidio nasce e viene commercializzato per un utilizzo esclusivo in ambiente riabilitativo altamente specializzato, sempre sotto la supervisione del medico fisiatra e del fisioterapista. Il suo utilizzo nella fase più precoce della riabilitazione può consentire un migliore e più veloce recupero della funzione deambulatoria nel caso di lesioni incomplete, mentre nelle lesioni complete i vantaggi, oltre che psicologici, sono legati al mantenimento dell’articolarità e del trofismo muscolare, alla riduzione della perdita di massa ossea e della spasticità e al miglioramento delle funzioni viscerali e cardiocircolatorie. Ad oggi sono cinque le strutture riabilitative italiane che si sono dotate di questa innovativa apparecchiatura ma è facile ipotizzare che il loro numero sia destinato a crescere. Se consideriamo infatti l’incredibile sviluppo tecnologico che hanno avuto negli ultimi 15 anni dispositivi come i PC o i cellulari, è chiaro che anche le tecnologie robotiche sono destinate a fare enormi progressi in ambito medico e riabilitativo e questo sistema ne è un chiaro esempio.

Dr. Luca Salvi

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Ho assistito alla dimostrazione di EKSO e concordo con quanto affermato dal dott. Salvi in merito al valore riabilitativo che questo genere di strumenti rappresentano nonché alla loro evoluta tecnologia suscettibile ancora di sviluppi migliorativi. Pur tuttavia mi sento in dovere di fare alcune considerazioni.

Prima di tutto il costo molto elevato e certamente non alla portata di un privato. In secondo luogo l’utilizzo: questo non può avvenire al di fuori di un ambiente protetto e specializzato come un centro di riabilitazione, potrebbe essere pericoloso, è stato detto chiaramente e correttamente. Per l’utilizzo privato i tempi non sono maturi. Forse in futuro, mi auguro prossimo, quando lo strumento diventerà meno ingombrante e gestibile in modo autonomo, senza la presenza obbligata di un terapista.  

Intendo poi sottolineare, ciò detto anche da chi lo ha provato, come questo strumento non possa in alcun modo sostituire la carrozzina, che garantisce libertà velocità di spostamento e sicurezza impareggiabili. Allo stato attuale quindi questo sistema è -e deve rimanere- un presidio riabilitativo, un’arma e una possibilità in più nel trattamento operativo delle lesioni incomplete e nel trattamento -diciamo “di mantenimento”- delle lesioni complete.

Giuseppe Stefanoni