di Renzo e Licinia

PRIMA PARTE

Cara moglie che dici andiamo in Portogallo? Licinia è sempre molto preoccupata per le situazioni difficoltose in cui potrei trovarmi ipotizzando che la meta prescelta non abbia strutture idonee, ma alla fine si convince e dopo la consueta minuziosa programmazione eccoci pronti. Prima decisione, risultata poi non troppo azzeccata, arrivare a Barcellona via mare…. In altri termini diciamo che pur avendo cabina per disabili, complessivamente la vita di bordo non è molto gradevole.

Sbarchiamo a Barcellona puntuali verso le 13 e poco dopo siamo già in direzione Valencia, prima tappa di avvicinamento al Portogallo. Fa molto caldo e tra una canzone e l’altra eccoci al camping Col Vert dopo 367 km. Il camping non è come lo avevano descritto nel sito web, ma noi veterani di tanti viaggi, ci sistemiamo nella piazzola assegnata, incuranti della superstrada che passa accanto e della doccia disabili piuttosto discutibile…..

Valencia è una città che in viaggi precedenti avevamo saltato per cui siamo impazienti di visitarla. Una buona pista ciclabile ci conduce proprio in centro. Parte del percorso che precede la city è disteso su una lunghissima successione di aree verdi con fiori e palme che scopriamo essere in precedenza il letto del fiume Turia deviato fuori città. 11 km di percorso magnifico che a sud parte dalla città delle Arti e della Scienza. Visitiamo il bel centro con l’interessante piazza della Virgen de los Desamparados del 1667, interno fastoso barocco dove è custodita la Vergine degli Abbandonati… Interessante la gotica Seu (cattedrale), che tra le bellezze varie ha anche due tele del Goya, e il sacro Gral. Finalmente dopo diverse ore di visite culturali, eccoci davanti ad una eccellente paella valenciana accompagnata da un buon rosé. Giriamo ancora un pò decidendo di lasciare la bella città con una birra ghiacciata, d’altra parte con il caldo è davvero una scelta azzeccata. Rientriamo al camping dopo aver percorso 38 km numero quasi perfetto con la temperatura registrata in camper di 37°. Il mattino successivo, dopo una ricca colazione, (una fetta biscottata ed un biscotto, …sempre in lotta con il peso), partenza per Cordoba che raggiungiamo dopo 532 km. Troviamo  il camping, piuttosto deludente, ma già lo intuivamo, infatti i camping di città, ovunque, sono discutibili.

Cordoba è priva di ciclabili comode al centro per cui eccoci in taxi, che in Spagna sono meno costosi che da noi con tassisti sempre molto gentili e disponibili ad aiutare. Grazie al mio fluente spagnolo (praticamente dialetto veronese) dico all’autista che pur essendo in settembre c’è ancora un bel caldo, macché ribatte lui, in luglio c’erano 49 °…. Ci facciamo portare proprio in centro, in piazza de las Tendillas, cuore dell’animazione cittadina, e da qui a piedi (ops… è un modo di dire) scendiamo subito nella famosa Mezquita- Catedral. 850 colonne sorreggono altrettanti archi nei quali la policromia rossa e beige è data dall’alternanza di calce e mattone. Bellissime le cappelle in stile arabo, decorate da mosaici con motivi vegetali e geometrici, tra cui la Capilla de Villaciosa, con una splendida cupola ornata di iscrizioni arabe. Al centro del complesso si erge l’incredibile edificio in stile cristiano costruito nel ‘500 dopo l’abbattimento di 60 colonne, per fortuna il resto è stato risparmiato. Usciamo all’esterno attraverso il bel patio de los Naranjios, antico cortile delle abluzioni e giriamo intorno alla moschea, costruita secondo i dettami dell’arte medioevale persiana come una grande fortezza con porte su ogni lato, la più aggraziata delle quali è quella nota come la puerta del Perdon a tre archi con rilievi ornamentali. Ci immergiamo in un dedalo di stradine dell’antico quartiere ebraico, sbirciando all’interno di edifici che mostrano straordinari giardini con al centro enormi palme, ed anche graziose sale da the. Il tutto, in una atmosfera particolare, molto festosa ma al tempo stesso rilassata e piena di colori ed odori. Ecco, appunto, gli odori ci attraggono in un simpatico bar che con una fresca sangria ci offre dei saporiti spuntini  -anzi, tapas! -,  uno dei quali è con patate condite con una quantità spropositata di salsa all’aglio….

Dopo la visita dell’Alcazar de los Reyes Cristianos e del ponte romano, eccoci al “calduccio” del camping dove ci attende una doccia ristoratrice. Seduti accanto al camper, tra sbuffi agliati ed ampi sbadigli attendiamo speranzosi che la temperatura s’abbassi consentendoci un meritato riposo. Il mattino successivo ripartiamo prima delle 9 per guadagnare strada, ma un mio errore di direzione mi porta proprio nel traffico cittadino che volevamo evitare, dove perdiamo oltre 30 minuti a riguadagnare l’autovia.

Oggi siamo emozionati, entriamo in Portogallo.

Appena passato il confine registriamo la carta di credito negli appositi point automatici per effettuare elettronicamente il pagamento del pedaggio autostradale. Prima meta appena 10 km dopo il confine, la spiaggia di Manta Rota, un piccolo paesino dove troviamo anche un discreto parcheggio camper proprio a ridosso del mare, riparato da enormi dune.

Tra le montagnole di sabbia cominciamo a scoprite fantastiche passerelle in legno che mi danno così la possibilità di fare dei bei tragitti con interessanti panorami sul mare. Licinia corre subito ad immergere i piedi nell’oceano che trova freddino. La spiaggia è gremita di uccelli strani che saltellano in modo buffo in cerca di cibo. In Portogallo dobbiamo riabituarci ai ritmi dell’ora solare in quanto non hanno adottato quella legale, ed infatti ce lo ricorda il nostro stomaco. Oggi, settimo giorno di viaggio, il programma prevede solo 100 km che percorriamo velocemente con tappa Albufeira. Decidiamo di fare una sosta a Tavira, raggiungibile solo con i traghetti, ma troviamo impicci vari  -strada piccola ed in costruzione, mancanza di parcheggio per il camper-  che ci fanno cambiare velocemente destinazione, per cui eccoci nel Parco Natural di Ria Formosa alla Plaia de Luzia, dove troviamo un ottimo parcheggio ed iniziamo la nostra escursione. In 15 minuti raggiungiamo la splendida Praia do Barril,unita alla terraferma da un ponte galleggiante. Vecchie costruzioni di case di pescatori, con negozietti e ristoranti precedono la spiaggia, molto affollata. Chi non vuole camminare può scegliere un comodo trenino che lentamente percorre avanti indietro il tragitto. Dopo tanta fatica ci vuole un ristorante che troviamo senza tanta fatica. Licinia si cimenta con un piatto nazionale “sardinhas assadas”, io invece mi oriento verso una bistecca di tonno. Ecco la bistecca che arriva… ricoperta di bianco… mannaggia, scopro (e ne avrò conferma nei pasti seguenti) che in Portogallo vanno matti per l’aglio…. E’ ora di rimettersi in camper e grazie ai servizi dell’ottimo GPS eccoci velocemente nel Parque do Palmeria nella città di Albufeira. Troviamo un parcheggio camper eccellente, che a soli 5€ al giorno offre una piazzola con corrente ed allacciamento elettrico, docce calde, nonché servizio Wi-Fi, davvero incredibile. Da quando siamo entrati in Portogallo non abbiamo trovato equipaggi italiani, ma solo tedeschi, olandesi, francesi che scopriremo poi passare qui lunghissimi periodi, anzi parecchi ci svernano.

Oggi abbiamo intenzione di raggiungere un luogo fantastico, Cabo S.to Vicent, prima però ci attendono due soste, la prima a Pera dove è in corso una fiera internazionale di sculture di sabbia. Nel parcheggio ci sono tantissimi avvisi in tutte le lingue di fare attenzione a persone a cui piacciono le cose altrui, per cui senza ripensamenti decido di starmene in camper mentre Licinia visita le opere. La seconda è Ponta de Piedade a Lagos. Qui lo spettacolo è veramente bello, speroni di roccia color ocra, frastagliati ed erosi dal vento si stagliano sul mare formando calette, grotte, archi naturali, profonde voragini da cui si vede un’acqua color smeraldo. Questo, a quanto si vede, è un luogo piuttosto vacanziero ed infatti tante sono le piccole imbarcazioni che portano i turisti in visita nelle varie grotte.

Riprendiamo il viaggio che interrompiamo alle 14 alla Praia do Martinhal. Si tratta di un ampia e riparata baia da cui si vede bene il promontorio di Sagres. Il colore del mare ricorda quello della Sardegna, l’acqua però è freddissima, ma così invitante che se avessi la job proverei ad immergermi… (per fortuna ne ero sprovvisto). Alle 17 eccoci a méta, Cabo de Sao Vicente. Restiamo per qualche tempo in disparte poiché pullman ed auto occupano tutti gli spazi, e verso sera riusciamo a parcheggiare proprio a ridosso della scogliera rivolti verso il possente faro. Ci chiudiamo in camper con uno spettacolo mozzafiato a brindare alle cose belle che abbiamo la fortuna di vedere. Ci svegliamo che fa ancora buio, ancora ammaliati dallo spettacolo della sera prima, quando immobili e quasi senza respiro siamo rimasti a lungo ad ammirare dall’alta scogliera i riflessi della luna sull’atlantico e la possente fascia di luce del grande faro. Partiamo prima dell’arrivo dei turisti che il maestoso luogo attrae, per un paese piuttosto vicino: Forte de Beliche che si staglia sulle falesie dell’omonima baia. Qui visitiamo la Fortaleza de Sagres, gruppo di edifici che occupano la punta di un promontorio chiuso da bastioni settecenteschi. Grazie ad un camminamento in cemento riusciamo a percorrere, con il fido ruotino, tutto il perimetro del promontorio, di alcuni km, accompagnati da una vista bellissima, da cui si ammira la costa da entrambi i lati, con la musica dell’oceano sotto di noi. Riesco a scambiare alcune parole con degli intrepidi pescatori che dall’alto delle scogliere, mostrando grandi doti di equilibrio tentano di catturare pesci, più che parole alcuni sorrisi poiché l’insolito e coraggioso modo di pescare suscita in me curiosità e preoccupazione.

Prossima tappa Zambujeria do Mar e come nostra consuetudine, facciamo alcune fermate durante il percorso. Eccoci a Praia do Amado ad ammirare, da un punto molto elevato, l’oceano che si infrange rumorosamente sulla battigia, creando una nebbiolina che rende frizzante l’aria nonostante il sole. E’ una delle spiagge che radunano miriadi di surfisti che con instancabili coraggio e perseveranza continuano affrontare e lottare per cavalcare sull’onda….

Dopo aver fatto il pieno di un panorama strepitoso e naturalmente con una birretta fresca, siamo a Praia de Bordeira nel paese di Carrapateira. E’ una grandiosa distesa di bianca sabbia solcata dai molti canali di un corso d’acqua che Licinia si diverte a percorrere, raggiungendo poi tramite una scalinata in legno il punto panoramico più alto. Verso sera arriviamo al camping Villa Park Zambujeria dove, con grande soddisfazione, trovo una fantastica doccia che non esito a provare rilassandomi sotto gli spruzzi che mi godo per diversi minuti. Il mattino ci rechiamo in centro dove ci attende un buon caffè all’italiana, si proprio così: se volete bere un caffè in Portogallo, non troppo lungo, dovete richiedere “caffè all’italiana”. Zambujeria è un lindo paese affacciato all’oceano, ben tenuto, tante case bianche con finestre abbellite da strisce di colore pastello in prevalenza azzurro e giallo. Finito il giro riprendiamo il nostro tour, come méta Porto Covo, sempre però con tappe di avvicinamento.

Decidiamo di recarci a Cabo Sardao. Riusciamo a parcheggiare su uno sterrato di fronte all’oceano, praticamente soli. La vegetazione profuma di un odore buono ed intenso, il sole scalda piacevolmente il corpo, il vento accarezza dolcemente la pelle, l’oceano sembra volerti cullare con il suo perpetuo infrangersi contro le rocce e tutto intorno è uno stupendo spettacolo. Le scogliere sono altissime e a picco sul mare, le rocce dai profili taglienti sembrano uscite con prepotenza dall’acqua ‘davvero’ cristallina e testimoniano il continuo ed intenso lavoro delle forze della natura. Grazie al ruotino riesco a percorrere parte dello sterrato sulle falesie godendo di scorci incredibili. Lo spettacolo mi rapisce inaspettato, ed improvvisamente, grazie alla complicità di festosi gabbiani che si librano nel vento, salgo con uno di essi riuscendo a vedere e godere di prospettive inimmaginabili per una persona in carrozzina…..ho il cuore pieno di gioia che quasi scoppia. Penso che mia moglie stia provando analoghe emozioni, tanto che senza parlare ci viene spontaneo risalire in camper per riprendere il viaggio, la tappa ha riempito ed appagato pienamente i nostri cuori.

Arriviamo a Porto Covo, un piccolo paese di pescatori che con tutta probabilità in luglio ed agosto accoglie parecchi turisti. Oggi invece qui ci sono solo camperisti, perlopiù tedeschi, olandesi e francesi. Dalla spiaggia di Malhao ci godiamo uno spettacolare tramonto mentre dalla parte opposta una luna piena si innalza impetuosa. Raggiungiamo il camper continuando ad osservare i mille colori che i giochi di luce ci offrono, scattando foto a raffica per poterli catturare. Siamo sfiniti da una giornata entusiasmante e piena di emozioni. Il mattino seguente scendiamo nuovamente in paese, Licinia si avventura sulla bella spiaggia dove le rocce che si alzano dalla sabbia creano degli anfratti che chiudono splendide calette. E’ un ambiente molto particolare che mi accontento di guardare dall’alto. Oggi è prevista una tappa molto importante, Lisbona, che raggiungiamo dopo 178 km..Apro una piccola parentesi sul traffico che, in tutta la parte da noi visitata, abbiamo trovato davvero soddisfacente. Mai fatto code, trovato sempre da parcheggiare anche con il camper. Anzi abbiamo percorso lunghi tratti di autostrada praticamente da soli, cose che nel nostro paese risultano impossibili. Torniamo a Lisbona, che raggiungiamo passando dal fantastico Ponte 25 de Abril sull’estuario del Tago. Il nome ricorda la rivoluzione dei garofani del 1974 che ha ripristinato la democrazia, in precedenza era Ponte Salazar poiché commissionato dallo stesso dittatore nel 1960. Lungo 2 km nella parte superiore scorre l’autostrada a 3 corsie, nella parte inferiore passano invece i treni. Cerchiamo subito di raggiungere il grande campeggio ubicato a pochi km dalla capitale immerso in un grandissimo parco. Un camping municipale discretamente tenuto con ampie piazzole e soprattutto con un bagno doccia disabili accettabile. Siamo impazienti di tuffarci nella capitale portoghese, perciò  pronti via a prendere un taxi che carica carrozza, ruotino e naturalmente noi e con 10 € eccoci alla Praca Pedro IV detta Rossio. Siamo nel quartiere della Baixa che è la parte più innovatrice dell’intervento di ricostruzione promosso dal marchese di Pombal subito dopo il disastroso terremoto del 1755. La caratteristica principale è un disegno a griglia delle strade e una uniformità negli edifici, alcuni adornati con azulejos e poggioli in ferro. Siamo nella parte pianeggiante della capitale, caratterizzata da colline di contorno sulle quali si distende parte della città. Gironzoliamo fino a raggiungere la bella Praca do Comercio, affacciata sul Tago. E proprio in questa piazza, in un bar non troppo economico, trovo finalmente una bagno accessibile. Lisbona, come poi vedremo anche Porto, sono città molto vecchie perciò non è proprio facile trovare servizi accessibili. Devo però ammettere che i lusitani sono molto gentili e si fanno in quattro per dare una mano, mi è quindi capitato che pur trovando un bagno piccolo hanno bloccato l’accesso per darmi modo di fare in tranquillità le mie operazioni. Ma torniamo alla città, che in carrozzina si può girare bene, parlo della parte in pianura, mentre quella collinare pone parecchie difficoltà. Pur con il ruotino, destreggiarsi in strade strette, marciapiedi piastrellati molto scivolosi e spesso privi di rampe, non è stato facile, tuttavia sono riuscito a girare gran parte della zona del Chiado e la piazza Luis de Camoes ai confini con il Bairro Alto, questo purtroppo per me irraggiungibile. Prendendo qualche rischio ad un certo punto ho tralasciato i marciapiedi e preferito le strette stradine, molto affollate di auto e sopratutto Tuk Tuk (Ape trasformata a trasporto turisti da 4 a 6 posti). Passiamo il pomeriggio gironzolando alla Baixa ed anche facendo un giro in battello sul Tago fino alla Torre du Belem passando sotto il maestoso ponte 25 Do Abril. Il giorno seguente la nostra visita inizia con il Mosteiro dos Jeronimos, monumento per eccellenza dell’architettura manuelina, risalente al 1502 e rimasto intatto nonostante il già citato terremoto del 1755. Finita la visita, incamminandoci per il centro città ci imbattiamo in una deliziosa pasticceria, gremita all’inverosimile, ma grazie ad un attento cameriere riusciamo a guadagnare un tavolino gustando poi  un’ottima patisse de Belem, delizioso dolcetto di pasta sfoglia farcita di crema calda. Usciti dalla pasticceria abbiamo un bel colpo di fortuna poiché ci imbattiamo in un posto taxi, dove troviamo un tassista eccezionale. Con la modica somma di 20 € ci scorrazza per un ‘ora e mezza, facendo il percorso del famoso tram 28, per me inaccessibile, anzi, il suo percorso è stato anche più interessante in quanto passava da strette viuzze, protette da dissuasori di cui lui aveva il pass, sostando nei luoghi di maggior interesse paesaggistico, insomma proprio un bel colpo di fortuna, così ho potuto vedere tante zone del Bairro Alto e dell’Alfama. Il taxi ci lascia vicino all’ingresso del castello, sempre nella parte collinare, purtroppo però ci tocca pagare il biglietto senza poter vedere nulla in quanto il castello era proprio inaccessibile, mentre la pavimentazione dei giardini a sassi sbalzati mi ha creato non poche difficoltà. In ogni caso la vista su Lisbona era ineguagliabile, ed inoltre proprio in questo luogo di difficoltà ho trovato una toilette accessibile…. Scendere dalle ripide stradine è stato anche molto “piacevole”, e dopo una ristoratrice sangria ci prepariamo a rientrare in campeggio già pensando al programma del giorno successivo.