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A proposito di dittatura sanitaria.

Il coronavirus sta facendo perdere la testa a molti. Certamente la fatica di vivere questo lungo e triste periodo storico produce nelle persone stanchezza e mancanza di lucidità. Forse è a questo che si può ricondurre una delle affermazioni che si sentono ripetere frequentemente: quella che siamo in una dittatura sanitaria. Il mio modesto pensiero è che davanti alle situazioni di emergenza-urgenza è necessario agire e non tergiversare o continuare a dibattere. Se questa sia dittatura non lo so.

Penso invece che nella dittatura sanitaria ci siamo già da molti anni ma per aspetti che nulla hanno a che fare con la pandemia.
In maniera subdola, ma costante, si sta puntualmente realizzando una restrizione della libera scelta del cittadino in ambito sanitario. Qualche esempio per non rimanere nel vago. Sembra ormai assodato che Mario Rossi, una volta operato e con necessità riabilitative non abbia diritto di scelta su dove andare. I percorsi terapeutici impongono che venga dirottato nella struttura X. Quasi sempre pubblica ma talvolta anche privata accreditata. E questo in ottemperanza a protocolli che ovviamente il paziente non ha diritto di visionare e che nella maggior parte dei casi non esistono perchè legalmente nessuno puo’ imporre ad un paziente dove andare per curarsi.

Anna Bianchi invece ha necessità di farsi uno screening mammario. Solitamente si rivolgeva alla struttura ZS dove lavorava la Dr.ssa P.G. Ne aveva stima, apprezzava la delicatezza del sistema nell’eseguire un esame di routine ma sempre ansiogeno. Questa volta no! Deve andare nella struttura identificata dall’ULSS e non più dove lei vorrebbe. Il suo medico di base è categorico: nella struttura dove andava prima no. Se no se la paga.

Infine a Luigi Neri, che è un disabile da molti anni, urge rinnovare la sua protesi di gamba. Anche lui si era sempre rivolto al medico A.B. che conosceva dai tempi della riabilitazione e che conosceva bene il suo moncone, le sue caratteristiche e non da ultimo conosceva bene le procedure per il rinnovo. Niet! Da oggi (o meglio da ieri) Luigi si deve rivolgere solo a strutture e medici identificati dall’ULSS. Non se ne parla più di andare dallo specialista di fiducia.

Questa è dittatura sanitaria! Impedire al cittadino, con le scuse dell’appropriatezza, della razionalizzazione, del contenimento della spesa, di scegliere dove curarsi è contro la libertà di scelta ed è palesemente in contrasto con la facoltà di curarsi dove si ritiene più opportuno. Certo, molte strutture, soprattutto private accreditate possono aver barato, lavorato per avere clienti e fatturato…ma che c’entra? Compito del pubblico è controllare e non impedire l’accesso, è verificare l’appropriatezza e non stabilire vincoli per il paziente. Ma per controllare servono decisori politici ed amministrativi integerrimi ed incorruttibili. Aggettivi che da molto tempo non contraddistinguono più, nella maggioranza dei casi, coloro che ci governano.

Il Grillo Parlante