di Andrea e Silvia Vincenzi

Per questo fine 2024 ci siamo voluti regalare un weekend a Torino, città che entrambi avevamo visto solo di sfuggita molti anni fa, in occasioni diverse. Andrea ha prenotato il pernottamento in periferia, cosa che ci ha consentito di trovare un prezzo più abbordabile senza rinunciare ad una buona qualità: abbiamo alloggiato al Blu Hotel, della catena Best Western: pur trovandosi a Collegno è ottimamente collegato al centro città sia dalla metropolitana sia dalla linea 33 dell’autobus (accessibile).

L’hotel è servito da un paio di ascensori, non grandi ma sufficienti per una carrozzina standard, e tutti gli ambienti sono ben fruibili. La nostra camera era molto spaziosa con un bagno di buone dimensioni, maniglione accanto al wc e nella doccia a pavimento, dotata anche di seggiola regolabile. La sala ristorante ha spazi ampi dove si passa senza difficoltà con la carrozzina e il personale è stato comunque molto gentile e pronto a facilitarci in tutto. Volendo trovare un paio di piccole pecche alla struttura, l’entrata riservata ai disabili si trova sul retro, presenta un piccolo scalino della soglia (ovviato con un tappetino in gomma) e si accede suonando il campanello che però è stato collocato in alto e potrebbe essere difficoltoso da raggiungere per alcuni. In più, il parcheggio riservato ai disabili è di larghezza normale senza lo spazio per salire e scendere con la carrozzina, per cui è consigliabile cercare posto sul davanti, magari accanto all’ingresso del ristorante.

Arrivati di sabato, dopo esserci sistemati siamo subito partiti alla scoperta di Torino: dall’hotel la fermata della metropolitana dista circa 400 metri a piedi, con la pista ciclopedonale segnata accanto alla carreggiata stradale, e tutte le fermate della Linea 1 sono dotate di ascensore: sul sito www.gtt.to.it è possibile verificare che siano funzionanti, oltre a trovare le altre informazioni sui mezzi pubblici della città. Scesi al piano inferiore tutti contenti abbiamo acquistato i biglietti, ma solo per scoprire che il varco dedicato alle carrozzine accetta unicamente gli abbonamenti dei disabili della Regione Piemonte! Dopo il primo disorientamento e qualche telefonata a vuoto agli improbabili numeri verdi eccetera, abbiamo scovato un minuscolo pulsante rosso per le emergenze ben dissimulato fra macchinette automatiche e altri cartelli: in sostanza, se il turista carrozzato vuole accedere ai treni, deve pigiare, attendere con pazienza che qualcuno risponda dal citofono, spiegare di essere in carrozzina, specificare in che stazione si trova e infine il varco viene aperto. Il problema è che ogni volta – andata e ritorno – abbiamo dovuto fare una specie di piccola caccia al tesoro per trovare il prezioso bottoncino rosso, dato che in ciascuna stazione e in ciascun tornello è piazzato in punti diversi, a volte anche lontano dal varco. Ma, a parte questo, una volta arrivati ai binari è tutto letteralmente liscio: sulle paratie di protezione delle rotaie è indicato in quale punto si fermerà il vagone con l’alloggiamento per le carrozzine, il treno accosta perfettamente alla banchina senza dislivelli per cui si sale e si scende in totale autonomia. Dal nostro capolinea “Fermi” quindi si arriva in un quarto d’ora alla stazione di Porta Nuova, in pieno centro, e da lì abbiamo esplorato la bellissima ex capitale d’Italia. Torino è una città di ampio respiro, con belle piazze, vasti portici pavimentati in marmo che sono un piacere per le ruote, e la maggior parte delle vie è dotata di lastricati pari e ben mantenuti, con gli scivoli agli attraversamenti pedonali (anche se alcuni sono un po’ ripidi). La sensazione è quella di una città comunque inclusiva e attenta alle esigenze di mobilità, dato che i negozi sono quasi tutti a livello e persino nei luoghi storici – come le chiese e i musei – la struttura antica è stata resa accessibile sostituendo gli scalini originali con una pavimentazione in pendenza, pur rispettando nel complesso l’eleganza e la storicità dell’edificio.

               La nostra prima tappa è stata il Museo Egizio, prenotato in anticipo on-line data la forte affluenza, specialmente in questi giorni di festa. Un aspetto positivo è stato scoprire con piacere che, nella grande maggioranza di musei e luoghi turistici, sia il disabile sia l’accompagnatore hanno l’ingresso gratuito. Abbiamo potuto ammirare una quantità infinita di sale ricche di maestose statue di faraoni, sarcofagi decorati, manufatti artigiani e preziosi corredi funebri, dall’epoca più arcaica fino all’età romana; i due punti focali che ci hanno lasciati ammirati sono stati la ricostruzione virtuale della tomba di Nefertari e la cappella rupestre di Ellesiya, trasportata pezzo per pezzo in Italia all’inizio del ‘900 e ricostruita in un’ala del Museo. Tutto il complesso, su tre piani, è ben collegato da vari ascensori, e pur essendo capitati in un giorno di particolare affollamento, gli spazi sono tali da permettere una fruizione soddisfacente anche per chi si muove in carrozzina. All’interno poi sono presenti sia le toilette sui vari piani sia un punto di ristoro, un negozio di libri e souvenir e altri servizi accessori.

Venuta ormai la sera, ci siamo concessi una passeggiata per le zone vicine ammirando dall’esterno il Museo del Risorgimento, luogo natale di Vittorio Emanuele II, la bella piazza del Castello, la facciata del Palazzo Reale e, camuffata da semplice edificio civile, l’entrata alla Chiesa di San Lorenzo: qui abbiamo dovuto negoziare un gradino d’ingresso per accedere all’atrio e poi affrontare – con l’aiuto di turisti volonterosi – una rampa di alcuni antichi scalini chiusi da una pesante porta in vetro per raggiungere l’interno. Ma ne è valsa davvero la pena: la chiesa è un gioiello architettonico di Guarino Guarini, che ha saputo creare una pianta centrale formata dall’intersecarsi di ottagoni e forme circolari, decorata fastosamente e sormontata da una cupola scenografica, data da un sapiente intreccio di nervature.

Tornando verso la stazione di Porta Nuova per rientrare, ci siamo gustati lo scintillante spettacolo della prospettiva creata dai lunghi portici illuminati con gli addobbi natalizi e dai negozi di lusso; davvero maestosa poi è l’apertura di piazza san Carlo, con il suo monumento centrale incorniciato dalle due chiese sorelle sullo sfondo, Santa Cristina e San Carlo. Ci siamo concessi una visita in entrambe (San Carlo a nostro parere è la più elegante, con belle decorazioni classiche) e abbiamo deciso di assistere alla Messa prefestiva, così da poter sfruttare poi l’intera domenica per le nostre visite alla città. Il ritorno in hotel è stato senza intoppi, con il piccolo siparietto del pulsante rosso in metropolitana. Essendo la nostra fermata anche capolinea, abbiamo chiesto al capotreno come mai i varchi per disabili non siano abilitati anche per i biglietti ordinari, e ne abbiamo ricevuto una cortese risposta all’italiana: braccia allargate e un sorriso disarmato…

               Al mattino seguente, dopo la colazione in hotel, siamo tornati subito in centro per dedicare l’intera mattinata (e oltre) al Palazzo Reale: anche questo prenotato on-line, il che ci ha consentito di saltare la lunga coda; una volta convalidato il biglietto, siamo stati accompagnati in ascensore al piano nobile, dove inizia il percorso di visita. Le sale sono numerosissime e una più fastosa dell’altra, peccato solo per la folla piuttosto numerosa per cui abbiamo dovuto muoverci lentamente per non speronare i poveri visitatori: si procede infatti quasi sempre a naso in su per ammirare i soffitti dorati, i numerosi quadri, i ricchi arredi, i candelabri scintillanti. La sala più spettacolare è la lunga Armeria reale: un largo corridoio progettato per creare una scenografica prospettiva in cui sono state collocate una teoria di preziose armature antiche. Oltre alle sale reali, la visita prosegue con la Galleria Sabauda, la Biblioteca e il Museo di Antichità, ma il momento più emozionante è stato poter visitare la sontuosa Cappella della Sindone, progettata da Filippo Juvarra, con la sua arditissima cupola e il grande reliquiario dove un tempo era custodito il sacro lino.

Lungo tutto il palazzo non ci sono ostacoli per la sedia a rotelle: la maggior parte del percorso nelle sale reali è accompagnato da una passerella in legno; ogni dislivello è stato raccordato con lunghi scivoli e una volta arrivati alla Galleria Sabauda vi sono due grandi ascensori che permettono di raggiungere in autonomia i vari piani della Reggia. In diversi punti sono collocati anche i servizi igienici, sebbene quelli per disabili siano piuttosto stretti, unico punto critico.

Al termine della visita, che ci ha occupato fin oltre l’ora di pranzo, siamo usciti nei Giardini: con la fortuna di una giornata limpidissima e tiepida, nonostante fosse fine Dicembre, ci siamo potuti gustare un panino al sole e passeggiare nei vialetti, che sono in ghiaia fine e terra battuta, ma sostanzialmente compatta, per cui non abbiamo incontrato difficoltà. Peccato che la parte più bella, con le fontane e le statue, fosse chiusa al pubblico per restauro.

               Una volta usciti, abbiamo deciso di vedere dall’esterno la Mole Antonelliana, la cui cupola faceva capolino da lontano alle finestre del Palazzo: da piazza Castello abbiamo percorso la lunga via Giuseppe Verdi, anche questa ben pavimentata, oltrepassando la sede della RAI e scovando infine il grande monumento. I turisti erano numerosi, assiepati per entrare al Museo del Cinema ospitato dalla Mole, per cui abbiamo ammirato, fotografato e infine abbiamo proseguito fino al vicino lungofiume, concedendoci una lunghissima passeggiata fino al Parco del Valentino. Anche questo era parzialmente chiuso per manutenzione e migliorie, ma ci ha offerto comunque bellissimi scorci e relax nel verde. In alcuni punti è anche possibile arrivare a bordo fiume, dove si trovano caratteristici localini, grazie a lunghe discese asfaltate.

Dopo un meritato caffè abbiamo riguadagnato il centro storico, sempre a piedi (e a ruota), per visitare il Duomo che riapriva nel pomeriggio. L’edificio presenta una lunga scalinata, ma abbiamo scoperto che l’accesso per le carrozzine è stato ricavato da un cortiletto alla destra della chiesa: suonando il campanello, un addetto ci ha aperto e con un montacarichi ci ha fatto entrare da una sagrestia laterale. All’interno, il Duomo è architettonicamente semplice, ma le cappelle sono riccamente decorate; sul fondo della navata di sinistra è conservata la Sindone, racchiusa all’interno di una cassa lunga cinque metri: non è esposta ai fedeli e si può sostare solo per pochi minuti, ma è stato comunque un momento intenso.

L’ultima breve sosta è stata giusto dietro al Duomo, all’angolo con Palazzo Reale, per ammirare dall’esterno i resti del Teatro Romano. Anche qui un montacarichi consente di scendere nel sito.

Dato che di domenica l’hotel non faceva servizio ristorante, stanchi ma estasiati delle mille meraviglie viste, ci siamo concessi una pizza nel centro commerciale accanto alla metropolitana di Collegno: scelta indovinata per la pizza buonissima e i prezzi davvero convenienti.

               Lunedì, ultimo giorno, abbiamo lasciato Torino con un po’ di rimpianto ma diretti ad un’altra meta di tutto rispetto: la Reggia di Venaria Reale, distante meno di venti minuti in auto. Abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio A (gratuito per i disabili, basta chiedere all’addetto), percorrendo poi il viale in leggera salita, e solo in cima ci siamo accorti di altri parcheggi dedicati proprio accanto alla piazza prospiciente l’ingresso (a dire il vero sono spazi addossati ad un muretto, per cui sono utili solo in caso in cui il disabile scenda dal lato del guidatore).

Avendo già acquistato i biglietti on-line siamo entrati direttamente e senza code: tutto l’interno è stato reso accessibile tramite grandi e lunghe rampe in legno. La Venaria ha una storia variegata nella sua costruzione e ha subìto anche periodi di abbandono, per cui da un lato ha uno sviluppo architettonico maestoso e serpeggiante ma d’altro lato i suoi arredi originali sono andati dispersi. Il piano terreno è allestito con una lunga e interessante storia della famiglia Savoia, una delle più longeve d’Europa; seguono le vicissitudini dei territori sabaudi e lo sviluppo negli anni del progetto – sempre incompiuto – della Reggia. Si accede al piano superiore con un ascensore e qui si possono ammirare i vasti spazi e la ricostruzione degli ambienti attraverso prestiti dalle altre residenze sabaude. Meravigliosa è la lunga galleria di Juvarra, che gareggia con lo stile e la grandiosità di Versailles; altro punto focale si trova nelle scuderie, dove oltre a carrozze e finimenti decorati è esposto l’unico esemplare di bucintoro originale, splendida imbarcazione da cerimonia che i Savoia fecero realizzare a Venezia. Nell’edificio vi sono diversi punti con servizi igienici accessibili ben attrezzate e di dimensioni buone; abbiamo pranzato nel caffè della Reggia che si incontra lungo il percorso, con ampie porte-finestra sulla terrazza da cui entrava un piacevole sole e da cui si godeva una bella visuale sui giardini.

Purtroppo, a causa del lungo viaggio di ritorno che ci attendeva, non abbiamo avuto il tempo di visitare la Cappella di Sant’Uberto, così come abbiamo dovuto affrettare la passeggiata nei giardini: i viali sono in ghiaino e terra battuta ma ben percorribili con la carrozzina. Essendo inverno, le siepi e le aiuole erano piuttosto spoglie, ma sicuramente ci siamo ripromessi di ripetere la visita in primavera: il solo complesso di Venaria Reale merita una intera giornata per essere goduta come merita, insieme al delizioso borgo antico e ai giardini; unico neo è stato essere capitati in un giorno molto affollato: nella maggioranza delle sale al pianterreno gli allestimenti sono in semioscurità, per cui dalla posizione in carrozzina spesso non si veniva notati, era difficoltoso avvicinarsi agli allestimenti e si finiva per essere urtati, specialmente nei passaggi stretti tra un ambiente e l’altro. Andrea, che in aggiunta è ipovedente, ha trovato problematico godere di questa parte della visita.

Facendo un bilancio, comunque, Torino e dintorni meritano senz’altro una promozione sull’accessibilità e sull’inclusività, complici anche tre belle giornate di sole e il buon cibo gustato a prezzi più che abbordabili. Non resta che progettare la prossima visita!

Andrea, Silvia e Margherita